LA NUOVA MANIERA DI VIAGGIARE

GHNET NOVEMBRE 2007

Una importante riflessione sulla metamorfosi del turista in viaggiatore, osservata attraverso temi caldi, come la sostenibilità, lo sviluppo sostenibile, il turismo responsabilità e autenticità dei luoghi.

 

 

 

 

Possiamo considerarla una ventata d’aria fresca per un’industria del viaggio la cui sostenibilità traspare fino ad oggi solo dalle strategie di marketing. Staremo a vedere se la situazione cambierà realmente… E’ tuttavia vero che lo sviluppo sostenibile può nuocere tanto quanto essere utile alle popolazioni locali, investite e/o invase dai turisti contemporanei. Il viaggio irresponsabile a volte ricalca le orme del viaggio responsabile imposto dal pianto dell’uomo bianco e dal senso di colpa occidentale. Effettivamente, qual è dunque la legittimità dello sviluppo sostenibile ? Nuovo moralismo dei tempi moderni dove l’uomo non è nient’altro che il lupo nei confronti dell’(altro) uomo. Non parliamo poi nei confronti della donna. Il turismo sostenibile, appendice dello sviluppo sostenibile versione Rio 1992, è il problema principale degli Occidentali che si preoccupano delle loro attività nel mondo. E anche delle loro vacanze, frutto delle loro ferie pagate. E’ dunque arrivato il momento di proteggere, salvaguardare, autenticare, etichettare, territorializzare, adattare e adottare. Salvarsi attraverso il comodo pretesto di salvare gli altri : spostarsi in qualche luogo tra l’Arca di Noé e quella di Zoé. E’ un po’ come se oggi l’Occidente, orfano del destino, non conservasse che la parte malinconica dell’eredità di Rousseau, sempre interessante ma in modo diverso: venerare la natura senza rispettarla per forza, privilegiare l’autenticità anziché l’agiatezza, conservare l’ambiente ma sfuggire alla realtà. Il futuro ci fa paura, e per questo è più comodo recuperare il passato, anche se poco glorioso.

Si può ugualmente riautenticare la storia e abbellire questo dannato passato che non va ancora molto bene. Il passato paga, è sufficiente vedere come i turisti si accalcano alle porte delle tracce storiche. Anche la povertà paga ! Vedi il successo turistico delle destinazioni dove gli autoctoni aspirano solo a sfuggire da un paese vilipeso che non ha nient’altro che cianfrusaglie dal carattere esotico da vendere agli stranieri di passaggio. L’antichità e la povertà riuniscono un tipico lato sexy che colma di piacere i turisti agiati ma disincantati, venuti in questi paesi per ricordarsi di essere ricchi, constatare che il mondo non gira per il verso giusto e che il nuovo modo di viaggiare può anche essere malsano. Essi si adattano bene alla miseria mondiale che rassicura almeno tanto quanto maltratta. E’ così quando ricchi e poveri si ritrovano su una spiaggia, i primi usano ciò di cui i secondi abusano : una sorta di radioscopia del disordine del mondo dove la fame alimenta l’obesità….

In questo contesto di prolungate disuguaglianze, lo sviluppo del turismo sostenibile si rivela più spesso un freno particolarmente tenace allo sviluppo dei popoli e dei paesi locali. Il cambiamento non arriverà da un’evoluzione esterna (economica) ma da una rivoluzione interna (politica), in altre parole quando il Sud farà affidamento solo su sé stesso nel tentare di sopravvivere alla tempesta della globalizzazione. « L’aiuto allo sviluppo » rischia di essere solo un’ennesima farsa, trappola o inganno, in cui gli autoctoni avranno tutto il tempo per meditare su questi due termini, « aiuto » e « sviluppo », di cui l’Occidente si è reso « maestro in comunicazione », già da molti secoli. Una volta padroni e schiavi, oggi visitatori facoltosi e « visitati » squattrinati, ma il verdetto è sempre uguale, la cesura che impedisce il ritorno persiste : i mali umani rimangono, cambiano solo i termini correnti. L’era del nuovo turista globalizzato è tuttavia annunciata ! Certamente, dato che lo sviluppo del turismo internazionale segue gli sconvolgimenti del mondo, i suoi cambiamenti culturali, la sua liberalizzazione economica e le sue scosse geopolitiche. Dopo il rintocco funebre del salario flessibile e dell’immigrato usa e getta, sarà il turno del viaggiatore moderno ? Già globalizzato, e quindi per natura delocalizzato, il turista-viaggiatore è un nomade del tempo libero, inconsapevole e che troppo spesso – da bambino viziato del Nord – non si accorge della fortuna che ha : quella di potersi occupare delle proprie cose liberamente, almeno durante il suo tempo (ancora) libero. Ai nostri giorni, ciò che veramente è cambiato nella vita del viaggiatore « moderno » può essere riassunto in cinque « beni» dalle virtù a volte piuttosto discutibili : carta di credito, cellulare, internet, rivoluzione dei trasporti, macchina fotografica ! Questi beni, talvolta dannosi, hanno anche sconvolto il mondo nomade e l’universo delle mobilità internazionali. In una società sempre più schizofrenica, questi beni sono prima di tutto delle piaghe che piacciono ai nostri compiacenti contemporanei. Piaghe che non guariscono e che non pensano. Così, l’attuale viaggiatore, munito di questi fatti e di questi beni che lo rasserenano può coraggiosamente sfidare la prova del viaggio allo scopo di riportarne tante prove materiali e artificiali.

Ma di che viaggio si tratta ? Il turista e il viaggiatore sono sempre di più specchio l’uno dell’altro. La finzione sembra – ma non è – più reale della realtà. Sempre più viaggiatori optano per viaggi «alla carte» che assomigliano a viaggi personali senza mai esserlo veramente ! Essi vendono e rivendono percorsi itinerari turistici sempre più definiti, anche se in modo fittizio, sotto il segno svalutato dell’autenticità : modellata in funzione della domanda, prodotta secondo bisogni specifici, questa autenticità risponde al bisogno di sfuggire (spesso per meglio ritrovarsi o impedire di perdersi) dei clienti, che nella vita quotidiana sono sempre più disorientati. Il mercato del turismo l’ha ben capito e approfitta strategicamente del senso di smarrimento dei nostri simili : in poche parole, ormai ciò che conta è solo vendere sogni, più che una realtà non bella da vedere ! Ma la realtà del mondo non è né uno show né una fiction, è solo il risultato di ciò che gli essere umani realizzano.

Se viaggio fa rima con incontro, sta a tutti noi promuovere quest’ultimo, in comune armonia, e senza troppi errori. Il viaggio possiede un formidabile punto di forza che dobbiamo continuamente promuovere : quello che ci ricorda che attraverso il cammino in direzione dell’altro e dell’altrove, e a dispetto di pressioni di ogni tipo, non ci è (ancora) vietato sognare

Franck Michel è antropologo, storico e saggista e docente in materia turistica all’ Université de Corse. Esperto dei paesi del Sud-Est asiatico, dirige la rivista online L’autre Voie  sulla mobilità e sulle forme di turismo e di viaggio.