I PRESIDENTI DELLE REGIONI E IL DEMANIO ANARCO-FEDERALE

GHNET GIUGNO 2010

Un appello ai presidenti delle regioni per riformare e regolarizzare il  demanio pubblico e mettere a reddito, rispettando standard di qualità e decoro, i beni pubblici, con particolare attenzione ai cinque mila KM di coste italiane.

 

 

C’è una spiaggia in Sardegna che avrete visto decine di volte. E’ quella di Su Giudeu, a Chia, nel sud della Sardegna.

Se ci andate, vi capiterà di sentire il rumore di un motore e vi chiederete: “che ci fa un motore diesel, tutto il giorno in funzione, ai margini della mitica spiaggia di Chia?”

Ve lo dico io: genera la corrente elettrica che serve al chiosco per far funzionare i frigo dei gelati e, ahimè, pure dei surgelati.

Perchè?

Perchè a Chia, la concessione della spiaggia, viene rilasciata di anno in anno e dunque, chi la gestisce, si organizza all’ultimo, al minimo della spesa ed al massimo della resa…

Volete fare il bagno, fuori stagione, in spiaggia a Calalunga di Peschici, Gargano, Puglia?

Impossibile.

Arrivando troverete recinzione, cancello chiuso e un bel cartello che dice: “Proprietà Privata. E’ consentito l’accesso nella zona verde solo per la pesca. Si prega di rispettare l’ambiente e la proprietà”.

Rispettare la proprietà!?

Vittorio, a Gatteo a Mare in Romagna, ha il suo bagno sempre aperto, giorno e notte, da Pasqua ad Ottobre.

Lui, nel suo stabilimento balneare, ci mangia e ci dorme da quarant’anni. È come se fosse casa sua! Ogni mattina, di buon’ora, rastrella la sabbia, sistema i lettini e alle 7.00 è già pronto per il primo: “buongiorno signora, dormito bene questa notte!?!” con annessa contrazione maliziosa del sopracciglio destro, preludio ad una strizzatina d’occhio, se il caso è dubbio!

Ecco, il federalismo demaniale esiste già da tempo, per così dire in natura, anzi, diciamo meglio: siamo all’anarchia più sciamannata nella gestione di un bene pubblico dal grande valore naturalistico ed economico. Una bella e conveniente strapotenza del laisser-faire a spese dei turisti e dei contribuenti (un’altra volta spiegherò bene il perchè).

Ora, sono usciti i decreti del Governo per il trasferimento agli Enti Locali del patrimonio demaniale:

Dlgs Federalismo Demaniale

Popolo di vacanzieri, lavoratori in costume da bagno, cara la mia bella gente: hip, hip hurrà! Tutto risolto.

Ma va!?

Spostando la questione dal centro alla periferia ci si è dimenticati che, in realtà, i maggiori problemi di oggi sono stati generati proprio dalle “periferie” dell’impero.

L’avete visto a Report, su Rai 3, alcune settimane fa, quel comandate dei vigili urbani del litorale romano che diceva più o meno così: “… me lo venissero a dire che non si può accedere liberamente alla spiaggia che ci penso io a risolvere il problema!….” Scusi signor Clouseau, ma a Lei non è mai capitato di fare un girettino sul lungomare? Notato nulla di sospetto?

Suvvia, non prendiamoci per i fondelli!

Per affrontare davvero la questione del demanio in Italia non si può iniziare dalla coda, e cioè dalle concessioni. Così si prosegue nella italica litania dei regolamenti e della burocrazia dietro la quale tutto, appunto, si insabbia.

La domanda giusta è: che ne facciamo delle spiagge? E cioè: come le conserviamo, le usiamo e le valorizziamo?

Non lo sappiamo, la verità è che non ne abbiamo un’idea.

I Comuni balbettano e, tranne rari casi, non hanno piani spiaggia. I loro strumenti urbanistici tacciono e da decenni non ci si occupa di definire usi, tanto meno di combattere abusi.

Le Regioni, sono impegnate a districarsi nel ginepraio normativo del demanio, su cui insistono competenze di un paio di Ministeri, dell’Agenzia del Demanio, delle Capitanerie di Porto, senza tener conto (dulcis in fundo) che il procedimento amministrativo di concessione e ancora disciplinato dal Codice della Navigazione e dal relativo regolamento di esecuzione e risale al 1952. Si, si, non è un errore: una norma di 58 anni fa’, dalla quale discendono decine di regolamenti successivi!!!

Alla fine, della trafila ecco il risultato: lo Stato decide il prezzo della Concessione; le Regioni hanno il potere di dare le Concessioni; i Comuni riscuotono il quantum della Concessione e, per dire, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è competente in materia, solo in alcune zone, si intende!!!

Chi controlla? Tutti, e quindi nessuno!

Ecco il nostro appello:

“Cari Presidenti delle Regioni, per il futuro dell’economia turistica italiana, nel rispetto dei, sempre meno, turisti e delle migliaia di operatori che con la spiaggia ci lavorano, approfittate, per una volta, dell’occasione e date vita, regione per regione, ad un vero e proprio piano d’uso (conservazione e valorizzazione) del demanio. Impegnatevi a farlo prima che le lobbies e le casse vuote vi trascinino ad occuparvi di: classificare le spiagge, definire concessioni e/o di diritti di superficie, determinare i relativi canoni, individuare le modalità societarie di valorizzazione, emanare normative sulle opere di facile e difficile rimozione, etc…”

Vogliate affrontare con impegno il tema (si tratta di 5.000 km di costa balneabile) e determinare una disciplina organica per l’intero comparto turistico-balneare, consentendo: agli imprenditori di programmare interventi ed investimenti volti alla competitività e sviluppo delle proprie aziende; a tutti i cittadini, di oggi e di domani, di poter usufruire di un bene pubblico e goderne della sua valorizzazione.